Isola ecologica san cesareo

di | 20/08/2021
Isola ecologica san cesareo

Biogeografia insulare

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Un’isola ecologica non è necessariamente un’isola circondata dall’acqua, ma è un’area di terra, isolata con mezzi naturali o artificiali dalla terra circostante,[1] dove esiste un micro-habitat naturale in mezzo a un più grande ecosistema diverso.
L’obiettivo finale è quello di ricreare un microcosmo ecologico del paese nel suo insieme come era prima dell’arrivo dell’uomo. Di solito c’è una disposizione per l’accesso pubblico controllato, lo studio e la ricerca scientifica.
Con la colonizzazione umana arrivarono molte introduzioni accidentali o deliberate di mammiferi e uccelli. Queste hanno portato scompiglio con le specie native e molte si sono estinte, molte altre si sono ridotte di numero e di gamma, con alcune in bilico sull’estinzione. Tradizionalmente i ratti pacifici (Rattus exulans), i ratti norvegesi (Rattus norveigucus), i ratti delle navi (Rattus rattus), i gatti, i furetti, gli ermellini e le donnole erano tutti considerati i principali colpevoli del declino delle specie native della Nuova Zelanda di uccelli, rettili e insetti. Informazioni più recenti aggiungono ricci e topi alla lista. Queste specie sono state introdotte per una varietà di ragioni e alcune inavvertitamente. L’effetto rimane lo stesso: hanno tutte contribuito al declino degli animali nativi. Gli opossum e i cervi hanno fatto lo stesso con la foresta.

Colonizzazione delle isole

La biogeografia insulare è uno studio volto a stabilire e spiegare i fattori che influenzano la diversità delle specie di una specifica comunità. Un’isola, in questo contesto, non è solo un segmento di terra circondato dall’acqua. È una qualsiasi zona di habitat circondata da aree inadatte alle specie presenti sull’isola. Altri esempi di “isole” includono mucchi di letame, riserve di caccia, cime di montagne e laghi. Le cime delle montagne sono considerate isole.
Nel 1967, gli ecologisti Robert MacArthur e E.O. Wilson, coniarono la Teoria della Biogeografia Insulare. Questa teoria tentava di prevedere il numero di specie che sarebbero esistite su un’isola appena creata. Spiegava anche come la distanza e l’area si combinano per regolare l’equilibrio tra immigrazione ed estinzione in una popolazione insulare. L’immigrazione è la comparsa di una nuova specie in una comunità. L’estinzione è quindi la scomparsa di una specie da una comunità. Questa relazione è conosciuta come “turnover delle specie”, afferma che il valore di equilibrio per l’isola è proporzionale al numero di immigrati che arrivano sull’isola, e la perdita di individui a causa di emigrazione ed estinzione.

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Wikipedia

Considerando che per rafforzare le relazioni tra i paesi europei è essenziale stabilire un piano coordinato per la costruzione e lo sviluppo di strade adeguate alle esigenze del futuro traffico internazionale e dell’ambiente,
Le parti contraenti adottano la rete stradale proposta, qui di seguito denominata “rete stradale internazionale E-road” e descritta nell’allegato I del presente accordo, come piano coordinato per la costruzione e lo sviluppo di strade di importanza internazionale che esse intendono intraprendere nel quadro dei loro programmi nazionali.
La rete stradale internazionale è costituita da un sistema a griglia di strade di riferimento con un orientamento generale nord-sud e ovest-est; essa comprende anche strade intermedie situate tra le strade di riferimento e strade secondarie, di collegamento e di collegamento.
Al momento della firma, della ratifica, dell’accettazione, dell’approvazione o dell’adesione al presente accordo, ogni Stato informa il Segretario generale del nome e dell’indirizzo della sua amministrazione alla quale devono essere comunicati gli emendamenti proposti agli allegati del presente accordo, conformemente agli articoli 8 e 9 del presente accordo.

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Esempi di isole ecologiche

L’ecologia insulare è lo studio degli organismi insulari e delle loro interazioni tra loro e con l’ambiente. Le isole rappresentano quasi 1/6 della superficie terrestre totale,[1] eppure l’ecologia degli ecosistemi insulari è molto diversa da quella delle comunità continentali. Il loro isolamento e l’alta disponibilità di nicchie vuote portano ad una maggiore speciazione. Di conseguenza, gli ecosistemi insulari comprendono il 30% degli hotspot di biodiversità del mondo, il 50% della diversità tropicale marina e alcune delle specie più insolite e rare[2].
La diversità delle specie sulle isole è fortemente influenzata dalle attività umane come la deforestazione e l’introduzione delle specie esotiche. In risposta, gli ecologi e i manager stanno dirigendo l’attenzione verso la conservazione e il ripristino delle specie insulari. Essendo sistemi semplici, le isole offrono l’opportunità di studiare i processi di estinzione che possono essere estrapolati a ecosistemi più grandi.
Le isole sono circondate dall’acqua e possono esistere o meno come parte di una massa continentale. Le isole oceaniche sorgono a causa dell’attività vulcanica o della crescita della barriera corallina, e di solito si riducono nel tempo a causa dell’erosione e del cambiamento del livello del mare.[1] Quando le isole emergono, subiscono il processo di successione ecologica quando le specie colonizzano l’isola (vedi teoria della biogeografia insulare). Le nuove specie non possono immigrare via terra e devono invece arrivare via aria, acqua o vento. Di conseguenza, gli organismi con elevate capacità di dispersione, come le piante e gli uccelli, sono molto più comuni sulle isole rispetto a taxa poco dispersivi come i mammiferi.[1] Tuttavia, alcuni mammiferi sono presenti sulle isole, presumibilmente per aver nuotato o cavalcato “zattere” naturali che vengono lavate via dalla terraferma.

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